Crosta lattea
"Crosta lattea" è la definizione che volgarmente si usa per indicare la dermatite seborroica del neonato. Si tratta di un'infiammazione, in genere del cuoio capelluto, che insorge a seguito di un'eccessiva secrezione sebacea. Ed è proprio tipica dei lattanti (da qui il nome): è una patologia del tutto innocua che non deve mettere in allarme le mamme, perché nella maggior parte dei casi si risolve da sé. Ecco con quali sintomi si manifesta e quali accorgimenti seguire per farla passare prima.Come riconoscerla: sintomi
Il sintomo tipico della crosta lattea, come per la dermatite seborroica, è la comparsa di squame e crosticine sul cuoio capelluto: si tratta di lamelle che ricordano molto la forfora, anche se sono un po' più grandi e vistose e non sono proprio bianche come la forfora, ma tendono al giallastro. La loro consistenza è molto morbida, quasi untuosa: nonostante questo non si staccano facilmente dalla cute.
La pelle appare inoltre un po' arrossata. Per il resto non vi sono altri sintomi: il piccolo non avverte né prurito, né bruciore.
Il cuoio capelluto è la sede privilegiata di insorgenza della malattia, ma a volte sono coinvolte anche altre parti del corpo: in particolare il volto (soprattutto sopracciglia, fronte e lati del naso) e più raramente le pieghe cutanee, come quelle dell'inguine e delle ascelle.
Da cosa è provocata
La crosta lattea è una vera e propria forma di dermatite seborroica perché è correlata ad un'esagerata produzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee.
A contribuire all'eccessiva produzione di sebo concorrono con ogni probabilità diversi fattori, ancora non conosciuti con esattezza. Le cause considerate più probabili sono comunque l'azione di un fungo fisiologicamente presente sulla pelle (fra gli studiosi non vi è accordo su quale sia questo fungo: secondo alcuni è il Pityrosporum orbicolare, secondo altri invece il Malassezia furfur) e quella degli ormoni passati dalla mamma al piccolo nel periodo della gravidanza (nelle prime settimane di vita il neonato ha quindi diversi ormoni da smaltire e ciò farebbe incrementare l'attività delle ghiandole sebacee). Inoltre il problema è anche associato ad un meccanismo di ricambio cellulare cutaneo non ancora perfettamente "rodato".
Un mito da sfatare: molte mamme credono che la malattia sia da ricondurre ad un'intolleranza al latte. In realtà è ormai assodato scientificamente che il latte non c'entri niente (né quello materno, né quello artificiale).
E' il caso di allarmarsi?
La risposta è: assolutamente no. Siamo di fronte ad un disturbo del tutto innocuo: non comporta nessun fastidio per il lattante, perché non è né pruriginoso, né doloroso. E non ci sono conseguenze neanche sulla crescita dei capelli, come a volte si tende erroneamente a pensare. L'unico problema che comporta è di carattere estetico, perché le squame non sono obiettivamente molto gradevoli da vedere.
Decorso ed evoluzione
La crosta lattea insorge di solito nel corso delle prime settimane di vita e la maggior parte delle volte si risolve in modo spontaneo: le squame si riassorbono completamente entro il terzo/quarto mese, al massimo entro il quinto/sesto.
Se l'infiammazione non scompare dopo il sesto mese, è molto probabile che si trasformi in una dermatite atopica infantile: si tratta di un eczema che insorge spesso a causa di una forte predisposizione genetica.
Cosa fare: accorgimenti igienici utili
Visto che di solito si riassorbe in modo spontaneo, la crosta lattea non prevede trattamenti particolari: i farmaci non sono quasi mai necessari.
Dopo aver consultato il pediatra, che con ogni probabilità vi confermerà il fatto che una terapia farmacologica non serve, bisogna solo seguire delle banalissime norme igieniche.
La testa del piccolo ed eventualmente le altre parti del corpo colpite dall'infiammazione vanno lavate con accuratezza all'incirca ogni due giorni. Prima del lavaggio va però applicato un olio vegetale che aiuti ad ammorbidire e far staccare le squame. La scelta di oli vegetali indicati è ampia: ad esempio sono perfetti l'olio d'oliva, quello di mandorle dolci, quello di calendula oppure quello di borragine.
Va quindi passato sulle croste un batuffolo di cotone imbevuto di olio: dopo averlo fatto agire più o meno per dieci minuti, è possibile lavare normalmente la testa o la porzione di cute. Di fondamentale importanza è scegliere uno shampoo e/o un detergente delicati e dal pH adeguato, perché quelli troppo aggressivi potrebbero peggiorare il problema. Piuttosto che utilizzare un detergente sbagliato, è meglio lavare il piccolo solo con acqua.
Una volta ammorbidite, le squame possono anche essere staccate utilizzando sul cuoio capelluto un piccolo pettinino (con denti arrotondati) e sulle altre parti del corpo una garza sterile: l'importante è essere molto delicati e staccarle con dolcezza, per evitare di irritare ulteriormente la cute.
Per le forme di crosta lattea più intense si può ricorrere ad una crema desquamante a base di vaselina oppure ad altri prodotti emollienti specifici per questo disturbo infantile.
Quando sono necessari i farmaci
Il ricorso a terapie farmacologiche è molto raro: si rende necessario solo in quei pochi casi in cui la crosta lattea non migliora con il passare delle settimane. Se il problema dura eccessivamente o se c'è un peggioramento, il pediatra potrà quindi consigliare l'applicazione di un prodotto antifungicida.
Quando insorge un'infezione (anche questa è un'eventualità molto rara, soprattutto se si osservano con scrupolo le norme igieniche del caso) può invece essere utile ricorrere ad una crema cortisonica, ovviamente sempre su prescrizione dello specialista.
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